I viaggiatori delle isole Eolie

Il primo grande viaggiatore che visitò le Eolie, secondo la mitologia classica, fu Ulisse

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Isola é nostalgia e punto d’ arrivo, é esitazione e trepidazione, é nello stesso tempo inquietudine e serenità: é qualcosa che suscita momenti intensi di contrasto, sensazioni che si rincorrono senza mai raggiungersi.

Isola é anche riflessione, curiosità, é intervallo da cui rinasce la fantasia dell’ ignoto, la smania di varcare il limite e di esplorare nuovi spazi.

stampe-viaggiatoriLe Isole Eolie sono state nei secoli più recenti un regno lontano e sconosciuto, ma data la posizione geografica e le loro vicende storiche, sono state spesso considerare protagoniste di una cultura e una civiltà proprie, autonome e spesso diverse dalla regione a cui geograficamente appartengono.


Ne sono espressione il mito incentrato sulla propria realtà geografica e sulla millenaria capacità umana di controllare un ambiente ctonio, difficile e inospitale.

 

Sono gli elementi naturali – acqua, fuoco, aria e terra – a costituire lo spazio eoliano, facendone un territorio singolare ed unitario. E ogni isola é in grado di cambiare tra loro questi elementi, ricavandone un’ immagine, una fisionomia, un’ organizzazione spaziale e temporale.

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Fin dall’ antichità queste isole, proprio per lo spettacolo delle coste alte e scoscese, degli scogli scolpiti dall’ erosione del mare e del vento, per i vapori emanati dalle loro viscere, dovettero offrire ai primi viaggiatori in transito nel Tirreno meridionale, un terreno fertile per indagini scientifiche, per ricerche di elementi curiosi, per descrizioni liriche, per meditazioni interiori, una fucina di sensazioni, di uomini, di avvenimenti e di impressioni da riportare nei loro libri.

Tra i viaggiatori-scrittori del secolo XIII e XIX, spiccano i nomi dello scienziato Déodat de Dolomieu, quelli degli artisti Jean Houel e Gaston Vuillier, dello scrittore Alexandre Dumas e dell’ arciduca Luigi Salvatore d’ Austria.

Un excursus che sappia tener conto dell’ impronta personale delle opere di questi viaggiatori può fornire l’ occasione per ricostruire uno scenario eoliano che tanto riuscì ad impressionare ed affascinare le menti di chi, a volte per caso, si imbatté in queste bellezze naturali, rendendoci partecipi attraverso quelle testimonianze di una “scoperta” del tutto particolare ed irripetibile delle Isole Eolie.

L’ Arcipelago di Eolo e di Vulcano, già descritto nell’ antichità da autori come Strabone o Diodoro Siculo, e citato da poeti come Omero, non ha mai cessato di richiamare viaggatori di ogni provenienza: dopo i rari dell’ alto medioevo, nel `500 fu Tommaso Fazello a far tornare le Eolie alla ribalta, utilizzando numerose notizie di autori classici greci e latini: “….La Sicilia, essendo chiusa da tre lati, dalla parte del lato settentrionale ha vicine dieci isole, benché gli antichi ne abbiano poste solamente sette, comunemente dette Liparee, Vulcanie ed Eolie…… Ai nostri giorni, consumata ormai la materia, Lipari ha smesso di emettere fuoco da parecchi anni…”.

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Viaggiatori dei secoli successivi ci daranno ragguagli precisi, descrizioni o disegni di cose viste, di episodi vissuti. Uno dei più importanti stranieri approdati nelle nostre Isole é Déodat de Dolomieu, naturalista, geologo, pioniere della moderna vulcanologia. Visitò le Eolie nel luglio 1781 e da questa esperienza nacque un’ opera di serio valore scientifico. Il suo racconto, incentrato sulla considerazione delle isole, delle rocce e dei fenomeni vulcanici, é interrotto soltanto da riferimenti mitologici e dalla rievocazione di leggende alto medievali.

 

Dolomieu non trascura di considerare anche la situazione abitativa di alcune isole. La città di Lipari non gli ha fatto certamente una bella impressione: “…La città di Lipari è piccola, brutta e costruita male…”; per altro verso, positivo é il giudizio che formula sugli isolani e sui loro caratteri: “…. il loro carattere é molto spiccato; sono coraggiosi, attivi, affezionati al loro paese, svelti, vendicativi e superstiziosi;….la migliore truppa che il re di Napoli abbia al suo servizio, é il corpo dei Liparoti”.

Per Jean Houel, pittore e incisore francese, le Eolie furono un crogiolo di sensazioni e di scoperte, che egli ricordò principalmente attraverso i colori e gli effetti cromatici dell’ ossidiana, della lava e dello zolfo.

Avvicinandosi a Lipari, rimase colpito dalle rive e dalle rocce rischiarate dagli ultimi raggi del sole, i cui colori “apparivano più belli e la certezza di veder sparire ogni cosa nell’ oscurità della notte rendeva più vivo e prezioso l’ incanto di quel momento”.

Certamente lo scrittore più celebre che ebbe modo di visitare le Eolie è Alexandre Dumas. Il racconto della sua permanenza alle Isole é vivace e pittoresco, a volte esuberante. Il suo libro provocò in taluni lettori reazioni negative, essendo stati punti nell’ orgoglio nativo da quel distacco che, a loro dire, aveva spinto lo scrittore ad indugiare su aspetti e risvolti poco belli e per nulla edificanti, di vita e di costumi degli Eoliani.

In effetti l’autore dà testimonianze di usi e costumi che appaiono decisamente particolari e che agli abitanti apparivano distanti dalla realtà isolana. Alicudi viene così definita: “…E’ difficile vedere qualcosa di più triste, di più tetro, di più desolato di questa sfortunata isola….” un angolo della terra dimenticato dalla creazione e rimasto tale dal tempo del caos”.

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Dumas rimane affascinato dalla natura, dalle abitudini culinarie, dai vini locali, dai colori del mare che per un gioco di luci ricco di armonia, “cambiò colore cinque o sei volte prima di svanire tra i vapori”. Ma ciò che più colpisce Dumas é lo spettacolo delle frequenti eruzioni dello Stromboli: “…Confesso che questa notte é una delle più curiose che io abbia passato della mia vita…Non potevo staccarmi da quel terribile e magnifico spettacolo”.

Curiosità, entusiasmo e nostalgia sono gli elementi fondamentali che hanno spinto Gaston Vuillier alla volta delle Isole. Egli narra la sua esperienza in prima persona e questo fa sì che il lettore si senta più partecipe. Per Vuillier le Eolie costituiscono un’ entità ambivalente: da una parte il loro sapore esotico, dall’ altra l’ esistenza di forti richiami a una realtà sociale ben precisa e dura, come quella dei coatti e quella dei minatori della pomice. Ma, sicuramente, quello che più conta mettere in evidenza é il rapporto di piena intimità che l’ artista vive con le isole: non resta un osservatore estraneo ai fatti, ma vuole conoscere e capire.

Così l’ Arciduca Luigi Salvatore d’ Austria descrive le Isole Eolie: “… Immerse nell’ incantevole mare di Sicilia, queste piccole isole in modo singolare catturarono l’ animo mio, sia che mi apparissero durante le raffiche tempestose, sia le contemplassi disseminate di vigneti nell’ estate, somiglianti a smeraldi in un mare di zaffiri. Così, terminata che ebbi la descrizione delle Baleari, diedi inizio a quella delle sette Isole Lipari”.

L’ Arciduca fu un appassionato degli aspetti paesaggistici dell’ Arcipelago, tanto che, a partire dal 1875, i soggiorni alle Eolie si fecero più frequenti. La sua residenza abituale, a Lipari, era una casa di campagna in cima al promontorio che si affacciava su due insenature: “…Da questo punto si offre un meraviglioso panorama e una veduta di Lipari e uno scorcio di Stromboli. Ristoratrice é anche l’ aria che qui si respira…”. Sicuramente l’ Arciduca, anche quando allentò i suoi soggiorni alle Isole, ebbe nel cuore e davanti agli occhi i suoi cari Liparoti dal “carattere dolce e generoso.

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Sulle isole, il forestiero può aggirarsi in piena sicurezza fra questo popolo cortese, sereno, gaio, che fa presto a conquistarti il cuore ed a indurti a vivergli accanto come fossi a casa tua.

 

Dimostra infatti di possedere una particolare, direi quasi, ingenua affabilità”.

 

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I viaggiatori delle isole Eolie
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I viaggiatori delle isole Eolie
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Viaggiatori-scrittori alle isole Eolie visti da Daniela Maggiore.
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Daniela Maggiore
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