L’attività vulcanica dell’isola impressionò molti antichi storici: da Senofane a Tucidide, da Aristotele a Plinio.
In tempi più recenti, il Campis riferiva che dall’isola si ricavavano notevoli quantità di legname, di allume e di zolfo. Lo sfruttamento minerario, iniziato nel periodo dei romani, continuò fino all’ epoca dei borboni. Dopo la caduta di questa dinastia, nel 1860, la parte settentrionale dell’isola fu acquistata dal britannico Stevenson, che vi costruì una villa, riattivò le miniere e piantò i primi vigneti.
Egli continuò l’opera dei predecessori. Fece costruire una mulattiera che si spingeva dentro la voragine del cratere, dove vennero fabbricati ricoveri in muratura per gli operai.
Nel 1888, l’ultima eruzione del vulcano convinse Stevenson ad andarsene e a vendere tutto. Gli abitanti delle zone di Gelso e Piano, contadini e pastori, furono gli ultimi rimasti e i soli a formare la popolazione dell’isola.
L’avvio di una rudimentale agricoltura, soprattutto basata sulla vite, riattivò l’interesse per la bellissima isola, che è oggi una delle mete preferite dai turisti nell’arcipelago eoliano.
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