Sentiero Brigantino
Lasciate le ultime case di via Sicilia (loc. Lingua), si giunge ad un bivio: a sinistra si diparte un sentiero (percorso verso la fine del 1800 da Salvatore d’ Austria), che conduce in località Brigantino.
Si incontrano piante come: la tamerix africana (brucu), l’ artemisia arborescens (erva ianca), l’ arisarum vulgaris (arisaru), il cheirantus cheiri (viola selvaggia), la calycotome infesta (spina du Signuri) e grandi quantità di asparagus aphyllus (asparaci). Dopo circa 50 metri si arriva nella zona detta “spaccazzi”.
Anche qui si incontrano molte piante, fra le quali le centaurea cineraria eolica (cientauru), il crepis capillaris (lazzina), la brassica futiculosa (rapuddu), l’ inula viscosa (pulicara), l’ issopus officianalis (suopu) e l’ urginea marittima (cipuddazza). Secondo alcune testimonianze, quest’ ultima veniva venduta ai calabresi che la utilizzavano per fare saponi, mentre gli isolani la impiegavano, dopo un opportuna trasformazione, come veleno per i topi.
Arrivati al Brigantino, dove un tempo vi erano coltivazioni di grano e orzo, é possibile anche fare il bagno nella spiaggetta sottostante.
Il sentiero di destra porta nella località di Paolonoci; percorrendolo, si incontrano numerose piantagioni di olivi. Gli spazi circostanti sono ricoperti di pistacea lentiscus (listincu), pitteris aquilina (filici) e salviaefolius (rusieddu).
La zona era anticamente coltivata a vigneti. Arrivati in località “Genovesi” la vegetazione del percorso é ricca di euphorbia arborescens (vusciamanu), borago officinalis (vurraina) e inula viscosa (pulicara); quest’ ultima, per l’ alto contenuto di canfora, veniva usata come rimedio contro gli insetti. Alla fine della salita si arriva ad un bivio: continuando a sinistra, il sentiero é costeggiato da una muraglia (mura a siccu), alta circa tre metri e lunga alcune decine di metri.
Si giunge così a Paolonoci, dove si trova una vecchia casa appartenuta in passato ai Marcorella di Lipari. La casa é arredata con cura, secondo il tradizionale stile eoliano. Intorno vi sono coltivazioni di capperi, olive e uva.
Per ritornare in paese é possibile intraprendere un nuovo percorso che conduce “ntà spinedda” ed attraversa la zona sottostante, chiamata “sciabica”, e quella sovrastante, chiamata “scolazza”. Dopo aver attraversato la zona “spinella”, si discende a destra per andare a vedere la “grotta del monachello”: la leggenda racconta che in questa grotta trovò rifugio un monaco scampato alle ire di un suo persecutore. Il sentiero prosegue fino al pozzo (u puzzu), in località “falibia”, riconducendo infine al centro abitato di Lingua.
Monte Fossa delle Felci
Salina, l’ isola più verde di tutto l’ arcipelago, é il luogo ideale per gli amanti di questa disciplina e della tranquillità; anche andare per rotabili può essere interessante.
Consigliamo comunque di trascorrere una giornata sul monte “Fossa delle Felci”, la cima più alta di tutto l’ arcipelago nonché riserva naturale. Partendo da Valdichiesa o da S. Marina Salina é possibile effettuare l’ escursione al monte, dal quale si può ammirare un meraviglioso panorama con la vista dell’ intero arcipelago, delle coste siciliane e, in lontananza, dell’ Etna.
Orari aliscafi e traghetti per S. M. Salina
Tratte e orari sono aggiornati in tempo reale e fanno riferimento alla settimana in corso.
Da aprile a ottobre le corse sono molto più frequenti. Ti consigliamo di controllare gli orari pochi giorni prima della partenza!
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